Realismo e allegoria semantica dell’elemento naturale nello stile floreale

In Estetica della natura[1] Paolo D’Angelo, scrive come i paesaggi cambiano continuamente nel tempo anche per il sopraggiungere di nuovi modi di percepirlo, secondo gli stili e attraverso i secoli; ciò che importa è mantenere la naturalità del luogo, la sua identità e preservarlo quale contenitore di valori estetici e sociali. Il paesaggio è un fenomeno di natura estetica, l’ambiente è un fenomeno fisico-biologico, ed è solo riconquistando un concetto estetico del paesaggio che diventa possibile pensare alla progettazione del paesaggio stesso.

Pensare il paesaggio nella sua natura estetica non vuol dire dare una rappresentazione artistica della natura, ma riconsiderare i legami tra arte e natura, tracciando un percorso, che segua le tendenze contemporanee dell’arte ambientale, dalla Land Art ai più recenti sviluppi dell’Art in Nature europea. Il paesaggio va ripensato attraverso la armonizzazione dell’arte con la natura, la componente estetica diventa parte integrante ma non unica del paesaggio, che diventa tale soltanto ricercando nella natura l’equilibrio e l’ordine delle cose; secondo la logica del mens sana in corpore sano, o della filosofia greca del Kalòs kai agathòs, bello e buono, l’arte il rispetto per l’ambiente possono contribuire a rendere bello il paesaggio.

E’ proprio con questa premessa che si può interpretare la valenza estetica e l’attenzione per il decorativismo che tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento sembra trasfigurare dal simbolismo allegorico del giardino e del paesaggio Liberty. Il cosiddetto periodo Floreale che si sviluppa in tutta Europa, costituendo un vero e proprio movimento artistico internazionale (Art Nouveau, Jugendstil, Sezessionstil).

Caratteri di questo stile sono l’ispirazione all’elemento naturale, la perfezione formale, l’aspetto sfuggente di figure effimere che in arte e in architettura diventano gli elementi che definiscono il puro ornamento, trasposte nella tridimensionalità conclusa del giardino e a più ampio raggio nella configurazione del  paesaggio con lunghe prospettive alberate, che definiscono un vero e proprio sistema decorativo con giardini e orti privati lungo i margini delle strade, contornando architetture e immergendosi nei parchi pubblici.

All’alba del nuovo secolo l’idea di un approccio naturalista al giardino, arricchito di prati, boschi, rocce, acqua e la sempre più facile reperibilità di nuove piante, grazie anche alle colture degli orti botanici, danno un notevole impulso alla moda dei grandi giardini orticoli; gli elementi naturali e le loro interazioni, la particolare attenzione per la coesistenza del grande e del piccolo, la spiccata sensisbilità per gli accostamenti della forma e del colore delle piante danno luogo a una nuova e sottile ricercatezza che già preannuncia l’interesse per l’ecologia.

L’elemento naturale e in particolare l’apparato fioristico diventa motivo decorativo, la linea, il profilo, l’immagine trasposta nella bidimensionalità della pittura parietale, fa si che diventi un messaggio simbolico, allegorico e onirico, nella sua valenza vitalistica dell’esistenza umana, segno di passioni, struggimenti umani, o riletto in chiave posistivista come nel caso delle pitture parietali del Salone degli Specchi di Villa Igiea, opera di Ettore De Maria Bergler, in cui le figure muliebri e gli ornamenti floreali svelano un’aura alchemico salvifica, propria della volontà di Ernesto Basile di racchiudere in essi un simbolo di superamento della malattia e di rinascita possibile nel sanatorio. In particolare festoni di rose simbolo di robustezza e segno di vita, campi di iris simbolo di speranza, alberi di melograno simbolo di perfezione e fertilità.

Il ciclo di pitture, sapientemente suddiviso in quattro campi con continuità circolare, ordinati secondo la logica della “guarigione” sembra rispecchiare l’ordine imposto nella progettazione del giardino tipico della Belle Epoque, luogo di passeggiata e di relazioni sociali. All’interno del giardino si snodano percorsi distensivi, che attraversano una natura controllata, ordinata, sapientemente disposta ma resa informale dalle commistioni di specie esotiche perfettamente integrate.

Lo stesso realismo, si ritrova nel filone veristico positivista della pittura, in particolare nel panorama siciliano, artisti come Francesco Lo Jacono, Antonino Leto, Michele Catti, etc… ritraggono l’elemento naturale attraverso una aspirazione al vero ricercata nell’osservazione del paesaggio. La natura diventa protagonista, le figure umane sono appena accennate come appendice di un soggetto ben più sublime, la natura. Marine assolate, campagne brulle, trazzere non sono più solo “contorno” dell’opera ma diventano protagoniste assolute.

Filone pittorico che apre la strada a quello prettamente simbolico del panorama Liberty, che vede nell’opera di Rocco Lentini una ricerca dell’etereo, dell’evanescente, nell’uso dei colori e nella resa della luce, quasi a evidenziare l’influenza modernista di Ernesto Basile. L’influenza modernista sarà totale nella decorazione di Bergler nel Salone degli Specchi come sopra citato, in cui il realismo è trasposizione della natura nella ricerca dell’intimità con il proprio io.  Stesso eclettismo imitativo si trova nelle decorazioni di Salvatore Gregorietti, cariche di simbolismo floreale.

La stagione del Liberty, dopo il primo decennio del Novecento, sembra perdere le significazioni acquisite dalla rilettura del nuovo stile, ritornando alle dicotomie della tradizione nell’attesa di sfociare nel dinamismo futurista.

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[1] D’Angelo P., Estetica della natura Bellezza naturale, paesaggio, arte ambientale, Edizioni La Terza, 2010.

Articolo estratto da : Tommaso Romano, In Natura Symbolum et Rosa, edizione Fondazione Thule Cultura, Palermo 2019.

Immagine: Ernesto Basile, Particolare Frontone, decorazione floreale schizzo studio per la Cassa di Risparmio di Palermo. (Fondo Di Benedetto)