#designcafè : Cabinet la riscoperta di un classico

Studiando architettura e design spesso mi sono trovata ad osservare foto o immagini di pezzi iconici di arredamento, pezzi che hanno fatto la storia del made in Italy, ma anche del design internazionale. Oggi la produzione industriale di oggetti di arredamento è arrivata a livelli altissimi, nell’utilizzo di materiali eco friendly, linee purissime, forme visionarie e colori di tendenza, ma nonostante sia un’amante del design a 360°, provo un’attrazione forte per i pezzi rivoluzionari che hanno segnato la storia, dalla lampada Eclisse di Vico Magistretti, alla lampada da terra Arco di Achille Castiglioni, dal mobile Cabinet d’Architecte di Eileen Gray al carrello per ufficio Boby di Joe Colombo… e potrei continuare all’infinito.
Oggi però, vorrei fare alcune riflessioni su come un pezzo di arredamento antico, sia riuscito ad evolversi nel tempo, come sia cambiato il suo significato parallelamente al cambiamento della società, degli usi e dei costumi moderni, come esso si sia adattato alle necessità funzionali della casa contemporanea e come sia riuscito ad essere rivalutato per la sua funzionalità rivisitandone le linee e le forme.

Sto parlando del cabinet, un mobile stipo di origine spagnola già in uso nel ‘400, la cui vera evoluzione si ha nel ‘500, quando entra come arredo nelle case fiorentine per poi diffondersi in tutta Italia.

Il Garzanti definisce Stipo “piccolo armadio, in genere costruito in legno pregiato e variamente decorato, in cui si ripongono oggetti di valore, carte, documenti, in voga fino al XIX secolo”.
La sua struttura identificata spesso col termine “studiolo” ricordava una scatola, un vero e proprio sistema architettonico, di piccole dimensioni, dotato di scomparti e cassetti, alcuni dei quali segreti.

Il cabinet affonda le sue radici in tempi molto lontani, già nell’Antico Egitto, esistono testimonianze della sua presenza, un ritrovamento di numerose casse all’interno della tomba di Tutankhamon nel 1922, queste contenevano oggetti preziosi appartenenti al Faraone.

Si possono ripercorrere tutte le tappe della sua evoluzione attraverso la storia, dall’antichità ne ritroviamo testimonianza a Bisanzio e poi nel medioevo, in cui si identificava per lo più come un cassone che conteneva la dote della sposa, noto con il nome di Armarium.
Diventa contenitore di documenti e assurge a funzione di scrivania o scrittorio, Vargueño in Spagnolo e Portoghese, prende il nome da Bargas, o Vargas, una piccola località spagnola che nel Cinquecento e nel Seicento conservò il primato nella produzione del mobile. La sua origine si ritrova nell’arte mudejar, l’arte cristiana di derivazione moresca si evince dall’aspetto decorativo, costituito per lo più da intarsi, sia interni sia esterni, di stile musulmano.
Diffuso già nel Rinascimento, nella sua accezione di studiolo della stanza del principe, all’interno del palazzo, in Italia Il successo vero e proprio arriva tra il ‘600 e il ‘700, e perdura quasi per tutto l’800, in cui l’originalità dell’arredo era data soprattutto dall’artigianalità, dai materiali utilizzati e dalle decorazioni. Dalle essenze lignee più pregiate alle decorazioni più preziose, in stile cinese o con dorature, intagli e rilievi realizzati in bronzo o argento, dipinti…

Diventano presto oggetto di studio della Wunderkammer, ossia la camera delle meraviglie in cui gli oggetti più preziosi, naturalia e mirabilia, provenienti da tutte le parti del mondo venivano messi in mostra.

Il Cabinet è il cuore dello Studiolo, prezioso nella fattura quanto gli oggetti che contiene. Il dialogo tra mondo il esterno e lo spazio privato, si rispecchia nel mobile Cabinet come la relazione tra macrocosmo e microcosmo. È una cabina, una stanza, un palazzo, ridotto in scala per contenere un universo in miniatura che rappresenta la preziosità del mondo.
Il cabinet oggi, si riscopre protagonista dell’arredo italiano e internazionale. Nella sua accezione classica o moderna, di ispirazione vintage o dai richiami etnici, adatta a spazi living o di relax, rimane un oggetto di culto che continua nel tempo a partecipare la quotidianità e il modo di vivere la casa. Dall’antico mobile secrétaire al cabinet d’Architecte progettato da Eileen Grey, realizzato in mdf con impiallacciatura di acero, composto da numerosi cassetti di diverse dimensioni con un ripiano pieghevole per fornire la superficie di scrittura. Cassetti basculanti o scorrevoli, uno scomparto verticale e due armadi più piccoli per riporre oggetti e altre attrezzature. Il “Cabinet d’Architecte” è una riproduzione in piccola scala della metodologia volumetrica utilizzata nei progetti per le ville. La stessa logica compositiva la troviamo nel Cabinet Ovale à Tiroirs Pivotants, o nel classico Wardrobe.

Rivisitato negli ormai famosissimi mobili contenitori di aziende note come Kartell, Molteni, Porro… si rivela una soluzione di arredo per la zona giorno interessante per la grande flessibilità d’utilizzo, non si tratta più di mobili dotati soltanto di un singolo corpo centrale ma possono assumere configurazioni personalizzate, utilizzando moduli di base, componendoli secondo le più svariate e creative logiche o esigenze; rispondono perfettamente alle esigenze moderne di arredo sia per la funzionalità che per l’aspetto contemporaneo che le grandi case di arredo hanno saputo conferire ad un oggetto così indispensabile.

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