D come design, D come donna : Charlotte Perriand

Nata nel 1903, figlia di due sarti, una delle figure più influenti del design del XX Secolo, architetto, urbanista, fotografa e designer ha stupito per il suo ingegno; formatasi alla École de l’Union Centrale des Arts Décoratifs che frequenta dal 1920 al 1925, nel 1926 fu selezionata per esporre il suo lavoro al Exposition Internationale des Arts Décoratifs, da cui il nome Art Déco.

Iniziò la sua carriera a soli 24 anni come assistente di Le Corbusier, e nonostante molto spesso le sue produzioni siano state conosciute come realizzazioni in team con Le Corbusier e Pierre Jeanneret, è lei che firma buona parte dei progetti della compagnia, non rivendicandoli mai. Sarà lei stessa a definire il trio Perriand, Le Corbusier, Jeanneret, tre dita della stessa mano. Ciò che la rese unica nel suo lavoro era il suo straordinario intelletto, la sua mentalità progressista, l’uso scrupoloso che faceva dei materiali selezionando i più adatti ai suoi progetti, con i quali entrava in simbiosi, il modo di trattarli e lavorarli mostrava la sua innata sensibilità, anticonformista e mai banale, creando oggetti e architetture che avrebbero influenzato il modo di vivere contemporaneo.

Charlotte era un turbine di creatività e vitalità, sperimentatrice, insieme con Eileen Gray nel 1929, è tra i fondatori dell’Union des Artistes Modernes; il suo modo di fare architettura e design di interni si evolve grazie anche al suo spirito di conoscenza, e curiosità che la porta nel 1930 a partire per un lungo viaggio in Unione Sovietica, dove entra in contatto con il costruttivismo russo; è tra le poche elette (donne) a partecipare al congresso IV CIAM ad Atene (Congrès Internationaux d’Architecture Moderne) nel 1933, i suoi viaggi intorno al mondo, raccontano dei suoi “incontri”, il concetto che meglio descrive le esperienze che l’avevano indirizzata verso nuove scoperte estetiche. Accompagnata dalla sola macchina fotografica, ricerca nel mondo tutte quelle forme, grezze forse, ma “reali”, per poi scoprire, ad esempio, che l’angolo retto, tanto caro al suo ex maestro Le Corbusier, in natura non esiste. Fu il suo modo di vivere il mondo e l’architettura che ne fa una rivoluzionaria nella concezione del design e del concetto di estetica, che non coincide più con il canone di bellezza ideale, ma di funzionalità nei confronti dell’essere umano.

I suoi viaggi sono esperienze, esplorazioni, dalle coste mediterranee alle tecniche di lavorazione tradizionale del bambù in Giappone, sono i materiali che attirano la sua attenzione, le imperfezioni di ciottoli o i profili di scogli logorati dalle intemperie ispirazioni che in futuro, sarebbero diventati mobili, sedie, letti, come l’ormai celebre snodo di un albero maestro immortalato in Croazia, che diede vita a una lampada girevole.

Il suo incontro esperenziale più importante avvenne durante un lungo viaggio in Giappone: lì scoprì che i concetti fondanti della filosofia Zen e della cultura giapponese erano in linea con la sua visione del mondo. Proprio da quella esperienza prende vita il progetto della Casa del Tè giapponese, per la sede centrale dell’UNESCO a Parigi. La concezione dello spazio, come quella dell’arredamento, unisce utilità e bellezza, lascia spazio alla natura ma nel contempo definisce funzionalmente gli arredi, contengono poco più del necessario per adempiere al loro scopo, ma elevano lo scopo e la funzione sociale per la quale sono stati creati. Ed è proprio questo spirito che la porta ad essere un’autentica avanguardista, partiva proprio da obiettivo e grandangolo per realizzare i suoi oggetti.

Charlotte Perriand si identificava più come un architetto d’interni, che come designer di mobili, secondo lei arredamento e architettura nascevano e crescevano in sincronia, non slegati.  Era particolarmente empatica conferiva al design un ruolo centrale nella scoperta di soluzioni che rendessero la società più democratica. Come Le Corbusier, credeva che gli oggetti di cui ci circondiamo e gli spazi che abitiamo definissero il nostro stato mentale. Questa concezione la porta a ricercare l’estetica proprio nella funzionalità e razionalità al servizio di un mondo migliore. Le sue creazioni pur influenzate dal razionalismo lecorbusieriano, sono rivisitate dalla sua sensibilità di artista. Il suo modus operandi parte dalla concezione che ogni progetto dev’essere concepito in relazione allo spazio a cui deve appartenere e successivamente mette l’uomo al centro di quello spazio, in cui deve trovare equilibrio, esattamente come succede in natura.

L’oggetto non deve sconvolgere l’animo umano, non è l’aspetto che rende un mobile bello, ma la sua forma, la funzionalità che non turba l’uomo come potrebbe succedere con un oggetto bello, appariscente ma asettico e freddo. Nel suo spazio abitativo l’uomo cerca soprattutto tranquillità tra gli oggetti che lo circondano come succede con gli elementi che la natura, sa offrirgli.

Libreria modulabile Tunisie

I suoi principi si ritrovano tutti nelle sue produzioni, tra gli oggetti che portano la sua firma la libreria modulabile Tunisia, un mobile in continua evoluzione, i moduli laccati sono in costante movimento, tutto è modulabile, parte tutto da un movimento centrale degli elementi che su una base in legno slittano adattandosi ad ogni superficie, ognuno può inventare il proprio mobile, da qui si ripete il concetto di architettura per tutti,  il movimento degli elementi orizzontali crea ritmo, rende il mobile vivo, vivace per i colori accesi, lo stesso ritmo si ritrova nella composizione modulare per la libreria Nuage, dove gli elementi orizzontali richiamano i tasti del pianoforte.

Scrivania boomerang 1938

L’amore per la materia, per il legno, quasi ancestrale è quanto mai evidente nella Scrivania boomerang, lo spessore, la consistenza del legno, ben ancorata al suolo, solida, un oggetto in cui il rapporto con il legno viene interiorizzato, è evidente la perfetta fusione tra lato creativo e lato razionale. Il concept è perfetto, la forma a boomerang chiude la persona, la protegge con la sua forma che circonda come una muraglia, imponente ma addolcita nelle smussature degli angoli, una scrivania creata per lavoro collettivo la forma invita alla dislocazione di collaboratori, attorno ad una persona che comanda. L’oggetto diventa simbolo di creatività che nasce dall’interno e si lancia all’esterno, ritornando arricchita.

Sedia le fauteuil pivotant 1927

Un progetto in cui il materiale industriale, tubolare d’acciaio entra nello spazio domestico, la sedia oggetto utile fa si che il design industriale prenda parte al progetto di design di interni, traduce la tecnologia con la praticità, unisce il concetto di casa con quello di industria. L’elemento rigido, duro come l’acciaio si fonde con la morbidezza della pelle della seduta e dello schienale, ergonomico che avvolge chi si siede, realizza gli oggetti pensando con la mente e con il corpo, dai suoi progetti si evince come tenesse alle persone che quegli oggetti avrebbero dovuto utilizzarli, viverli, usarli e amarli.

La chaise longue basculante 1928

Il tubolare metallico, si ritrova nella chaise longue, il progetto geniale fa si che la seduta non sia concepita soltanto per una posizione, quindi statica, ma il sistema basculante permette di cambiare posizione generando sensazioni sono diverse. Il movimento simula il processo creativo e progettuale, la sedia è progettata per lo studio, favorisce i processi mentali, di pensiero e creazione, riflessione, introspezione, strumento creativo, non solo il riposo. Una sedia sociale, ma anche intima, creativa e introspettiva. Riesce ad adattare un mobile allo stile di vita rendendola, versatile grazie al suo movimento, conviviale ma al contempo strumento di lavoro e riflessione.

Tavolo espandibile le table extensible 1927

Progetto per la sua casa di San Sulpice a Parigi, aveva dei vincoli circa le dimensioni ridotte della sua casa, l’idea era quella di un tavolo per una persona e per gli amici che all’occorrenza avrebbe dovuto allungarsi, funzionale ed essenziale. Il progetto nasce dalla voglia di Perriand di costruire qualcosa che fosse utile e funzionale per lei ma allo stesso tempo fruibile da tutti. In esso si sente il richiamo per il processo tecnologico di costruzione e assemblaggio, il processo di riproduzione su larga scala, che ne fa oggetto di un precoce linguaggio modernista. L’oggetto è concepito come una macchina ma definito come un oggetto di casa, contrariamente alla convinzione che un oggetto prodotto industrialmente non potesse essere concepito in una abitazione, questo tavolo da una forte sensazione di casa.

La cucina de la citè radieuse

Parte dalla concezione modernissima della Cucina cuore della casa, secondo cui l’ambiente cucina va mostrato, nobilita il cuoco e il suo ambiente, incrementa la sua importanza, la rende comoda per chi cucina e accogliente per gli ospiti, che diventano partecipi del processo del cucinare che diventa convivialità. Tutto è pensato, progettato, niente di superfluo, la cucina è contenuta, impone limiti di spazio e costi, tale da renderla accessibile a chiunque. Progetta riducendo tutto all’essenziale, la concezione è molto avanguardista, proietta all’interno della realtà quotidiana una dimensione in cui tutto è a misura di uomo, ogni compito, ogni azione viene svolta in perfetto controllo di ogni elemento, di ogni superficie e di ogni spazio, dove si può fare tutto senza muoversi.

Casa vacanza la maison au bord de l’eau 1934

Nasce dalla sua idea democratica di vacanze per tutti, una casa economica, fruibile da tutti. Progettata prima dell’avvento delle ferie pagate, si ispira a principi di uguaglianza, mettendo il suo genio e la sua creatività alla portata di tutti. La struttura consta di due volumi ai lati di una terrazza centrale, dando l’impressione di uno spazio triplicato, tutto è economico, calcolato, definito attorno al mobile, da cui si evince grande ingegno. Il progetto parte dall’arredamento e costruisce la struttura, il design diventa il primo passo verso l’architettura, tutto si organizza per moduli che sapientemente disposti creano l’involucro. Praticità ed estetica in ogni angolo della casa, cura del dettaglio ed eleganza. Lo spazio centrale coperto se serve da un telo, con un foro al centro che se chiuso, la pioggia cade al centro alimentando una vasca posta centralmente alla terrazza con intenti decorativi, fa sentire riparati dall’acqua ma si percepisce il rumore. Si percepisce come questo progetto sia in stretto rapporto con la natura, una terrazza in parte interna alla casa, in parte esterna, in cui l’ambiente circostante diventa un’estensione della stessa, diventandone parte integrante.

Rifugio a barile, le refuge tonneau 1938

l’idea era quella di creare un rifugio sulla montagna che fosse un punto di osservazione. Il suo amore per la natura fa si che l’architettura entri dentro la natura e viceversa. Il progetto è un modulo, un’unità smontabile, con possibilità di comporla in kit e trasportarla da un luogo ad un altro. Doveva resistere al vento, all’umidità, alla neve. Si tratta di un rifugio di 14 mq che spinge a riflettere sulla gestione dello spazio al millimetro, mai realizzato, ma quanto più in questo progetto il soggetto non è l’edificio ma l’uomo, cosi come il paesaggio attorno, l’oggetto diventa interessante quando è in armonia col suo contesto. E’ l’ambiente che ha la precedenza sull’opera.

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Credits:

https://www.repubblica.it/design/2021/06/21/news/charlotte_perriand_continua_la_riscoperta-306888685/

https://blog-espritdesign.com/deco/bibliotheque-deco/histoire-de-design-charlotte-perriand-et-le-japon-les-bibliotheques-33668/attachment/

https://www.domusweb.it/it/design/gallery/2019/10/03/charlotte-perriand-pioniera-della-modernit.html

https://divisare.com/projects/291688-charlotte-perriand-la-maison-au-bord-de-l-eau